giovedì 28 novembre 2019

Caro Giuseppe scusaci per quello che vedi



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Caro Giuseppe (nome inventato) scrivo a te questa sera. Ti ho visto l’altro giorno che chiedevi l’elemosina sulla strada. Ogni giorno incontro tuoi occhi la tragedia umana di un uomo che non è riuscito nel realizzarsi perché non possiede una casa e un lavoro. Mi chiedo che vita fai, dove dormi e come campi. Ogni giorno ti regalo un sorriso perché non ho grandi possibilità economiche, ma un sorriso non ha prezzo e posso donartelo tutto le volte. Tu ogni volta mi guardi con quegli occhi neri grandi e mi fai un sorriso stupendo dove mi mostri i tuoi denti bianchi. Grazie per questo sorriso mi fa sentire che non ci sono barriere tra me e te e che potrei trovarmi io lì in ginocchio nel chiedere i soldi per la mia povertà. So che cosa significa non avere soldi. Sai dopo trentasette anni della mia storia in una comunità me ne sono andato e mi sono stati dati quattro spiccioli per tre mesi e poi più nulla. In quest’anno ho capito che cosa significa essere poveri, senza un lavoro e uno stipendio e devi tendere la mano perché qualcuno ti aiuti. E’ umiliante e mio padre mi diceva questa sensazione che aveva vissuto dopo la guerra perché non avevano soldi e doveva fare la questua per campare. Poi mi giro dall’altra parte e vedo Renzi che si è comprato una casa da 1.300.000 euro Cristina Cabotto che deve vendere negozi e case perché indebitata di 2.500.000 euro con il fisco. Questa è l’Italia fatta di tanti poveri e di gente che ha troppi soldi e li butta. Caro Giuseppe mi chiedo, dove stiamo andando. La centralità dell’uomo e il rispetto del suo essere creatura dove sono finiti. Il mondo è fatto di egoisti e di quelli che subiscono l’egoismo vivendo la povertà. Perdonaci Giuseppe di quello che vedi ogni giorno in questa Italia che sta andando alla deriva dimenticando i valori della vita e rispetto del prossimo. Buona notte e spero che tu abbia un posto dove dormire non certamente la villa di 1.300.000 euro.