
Caro papa Francesco, non so se leggerai questo mio scritto.
Non credo. Sono certo che se anche dovessi mandarlo in Vaticano, non so se chi
è accanto a te decida di fartelo leggere. Perciò ho deciso di scriverti lo
stesso immaginando che tu legga quanto sto per dirti. Mi ricordo ancora quel
giorno di anni fa quando ci siamo incontrati nell'Aula Nervi che mi hai preso
le mani, mi hai guardato negli occhi, io ti ho ringraziato e tu mi hai invitato
nel pregare per te. Ogni giorno il mio ricordo e per te Francesco, perché penso
a quanta fatica, sta facendo nello stare al timone di questa Chiesa che perde
continuamente colpi. Ogni giorno escono scandali che feriscono questa madre. Tu
attacchi il clericalismo e fai bene, io sono uno di quelli che ha pagato a
causa del clericalismo. Ho vissuto i miei trentasette anni della mia vita
dentro un mondo religioso e ho visto il potere clericale cosa è capace di
arrivare. Gesù fu umile, servo per amore. Lui è venuto per servire e non per
farsi servire. Ti ho voluto scrivere perché oggi sono fuori in mezzo alla gente
e sento come tanti hanno abbandonato la Chiesa proprio per causa del
clericalismo. Dimmi Francesco: perché ci siamo ridotti in questo modo? Perché
la Chiesa in alcuni suoi aspetti non è umile, ma esercita un potere anche nel
mondo politico? Io sono sempre di più scioccato quando sento gli intrecci tra
politica e mondo religioso. Tu sei reale perché quello che hai dentro lo dici
non temendo nessuno. Eppure una parte della Chiesa ti accusa di portarla fuori
dai binari della tradizione. Mi sembra di vedere una barca in mezzo al mare con
la bufera che cerca di distruggerla e tu li fermo al timone che cerchi di non
mollare. Oggi sei testimone per tanta gente. Questo io volevo dirti, persone
umili, nascoste, non chi ti usa per fare i suoi intrighi. Grazie Francesco non
mollare io ti accompagno nel mio piccolo. Marco.