“Le
più belle opere degli uomini sono
ostinatamente dolorose.” Quando ho letto questa frase di André
Gide scrittore nel 1800, mi ha colpito questo riferimento che le opere belle
che gli uomini vogliono realizzare sono ostinatamente
dolorose. Se guardiamo alla storia di chi ha lasciato delle opere meravigliose
dagli artisti, ad architetti o Santi, sono persone che hanno sofferto molto per
quello che stavano costruendo. Che cosa vuole dire. Perché dobbiamo soffrire
quando facciamo qualcosa di bello. Pensiamo alla maternità il più grande
capolavoro che esiste, è pieno di gioia ma anche di grande sofferenza. La
nascita di un bambino è il più grande capolavoro al mondo. Eppure noi esseri
umani di questo capolavoro molte volte compiamo gesti e azioni abominevoli. L’essere
umano nella sua capacità arriva a uccidere l’Altro che gli sta di fronte
fisicamente e anche moralmente. Pensiamo alle parole pronunciate come feriscono
e uccidono. Noi possiamo fare a meno degli altri? Ho sentito citare questa
frase di Aristotele che dice: “Se uno entra in una città e pensa di fare a meno
degli altri o è bestia o è dio”. Sono parole forti di Aristotele che però ci affermano
la verità che solo nel metterci in relazione con l’altro viviamo una dimensione
di un’opera che noi possiamo realizzare. Ognuno di noi può compiere queste
opere di relazioni. Pensiamo a quanto bene possiamo fare nel mondo nel momento
in cui creiamo un’opera di relazione dove c’è anche la dimensione dolorosa, ma
alla fine vince e crea una società migliore nel rispetto delle persone che ci
stanno accanto. Chi inquina, chi distrugge, chi uccide si crede superiore agli
altri non alla pari. L’amore insegnato da Gesù nasce nel sacrificare la vita.
Lui è l’Opera per eccellenza perché è stata ostinatamente dolorosa sulla croce.
Grazie buona serata Marco.
Ho scelto di candidarmi perché voglio sostenere Ugo Mattei in questa sua battaglia e dare il mio contributo al sociale, cosa che faccio da quarant’anni nella città di Torino. Vorrei portare la mia esperienza al fianco di Ugo Mattei all’interno del palazzo civico, mettermi “quel grembiule” e servire questa città in tutti i suoi bisogni.